Vi fu un tempo in cui il pacifico Benjamin Constant si oppose con sdegno al seguente argomento kantiano: vista la natura vincolante dell'imperativo categorico che ci impone di non mentire, e si intende di non mentire mai, in nessun caso, se per ipotesi bussasse alla mia porta un amico inseguito da un assassino e io mi impegnassi a nasconderlo in casa per evitargli il danno, qualora quell'assassino mi chiedesse il suo nascondiglio io sarei tenuto ugualmente a mostrarglielo dicendo la verità per non venire meno al vincolo del precetto morale. Caso personale, se io mi trovassi in quella stessa situazione probabilmente mentirei sapendo di mentire, sentendo dentro di me di essere comunque colpevole di fronte al mio dovere ma scagionato di fronte al mio amico, quindi, non temete, potete star tranquilli. Ma non è questo che mi premeva dire. Poniamo il caso che si presenti a casa vostra Pier Ferdinando Casini inseguito da Mario Monti, il quale, perso il suo tradizionale aplomb, si è messo in testa di strozzalo a mani nude, voi, che siete di buon cuore, offrite a Casini un nascondiglio sicuro ma nel frattempo Monti vi raggiunge e bussa alla vostra porta: contravvenire all'imperativo categorico o tenere ben salda la barra del timone?
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