La realtà è una gabbia ben congegnata, voglio dire, ci sono oggetti dappertutto, e muri, e librerie di legno impossibili da penetrare, e forse un mare, un oceano alieno, presente proprio qui, dov'è ora la mia stanza, ma collocato su una brana adiacente alla mia. Qualcuno in passato aveva pure intuito che poteva trattarsi di una rappresentazione, uno straordinario palcoscenico vivente, complicato, sì, ma governato da leggi di regolarità, come le leggi della fisica con le loro computazioni matematiche. "L'idea che la natura quale risulta percepibile dai nostri cinque sensi abbia il carattere di un cruciverba ben congegnato è frutto di un atto di fede", Alberto Einstein. Per rendercelo più appetibile ci hanno pure aggiunto i sentimenti e i legami affettivi, e tutta una serie di illusioni e fascinazioni, di fedi, speranze e carità, e sotto di noi - o sopra, o dentro - l'enorme caldera dell'Es, "forze ignote e incontrollabili da cui noi veniamo vissuti", eros e thanatos, pulsioni di vita e terrore di morte, legati talmente stretti l'uno all'altro da essere, in particolari condizioni di spirito, praticamente indistinguibili ("la petite mort", dicono i francesi). E calati dentro questo grande affresco, noi, che siamo divorati dalla curiosità di sapere a cosa andiamo incontro e che siamo destinati a non saperlo fintanto che l'essere è, quando è. C'è da sperare che ci diano almeno una medaglia.
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