Considerato che non si manifesta mai quello che sarebbe potuto accadere ma solamente ciò che in effetti accade, tutta le fantasmagoriche vicende della politica, con i suoi "se fosse" e i suoi "vogliamo che", non possono che ridursi a farsa e a commedia dell'arte. Errore casomai è il pensarsi liberi di volere, e così, pensandoci liberi, ci affezioniamo a questa o a quella causa. Ne consegue che ogni atto politico è intessuto nella trama della realtà nel posto esatto in cui deve stare, e così si disvela a poco a poco la grande tela dell'esistenza, più grande di Guernica, più maestosa della Cappella Sistina. Non vi piace? E chi se ne importa, sapeste quanto conta la vostra volontà! A questo proposito ci viene in aiuto una storiellina molto orientale:
"Una cornacchia volò verso una pietra che sembrava, là dove giaceva, un pezzo di grasso. Pensò la cornacchia: «ecco un boccone prelibato per il mio pranzo» ma, quando si accorse che non lo era, se ne volò via. Così noi, potenziali ricercatori di verità, facciamo come le cornacchie: ci avviciniamo alla pietra, ma abbandoniamo Gautama l'Anacoreta, appena cessiamo di trovare in lui il nostro diletto".
Sostituite il Gautama con qualsiasi altra divinità, che sia Dio o la fede nel progresso, e cioè la volontà di volere, la volontà di potere (qui intesa nel senso più ampio e non strettamente politico) e il gioco è fatto. Non vi piace nemmeno così? Di nuovo, non deve piacere a voi, non deve adattarsi per forza ai vostri gusti, la verità (così la verità è tale finché ci alletta, poi ce ne sbarazziamo e passiamo alla successiva e alla più interessante).
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