«La crisi ha creato condizioni per cui le banche centrali hanno preso decisioni (efficaci) al posto delle leadership politiche: ma questo è un rischio, anche per la democrazia», così Danilo Taino su Sette. E' proprio quello che intendevo dire. Certo, io sull'efficacia non mi esprimo ma a leggere l'articoletto ci si trova perfettamente d'accordo. Taino ha perfettamente chiara la situazione e i rischi, «le banche centrali non hanno il mandato di fare politica e potrebbero uscire fuori strada», ma in un certo senso è fatale questo affidarsi ai lumi, e cioè alla scienza economica, ai tecnici, agli specialisti del settore. Anche per questo si svuota la democrazia, perché non basta la partecipazione popolare, l'essenziale è che questa partecipazione sia informata, consapevole, competente, cosa impossibile. Insomma, a cercare qualcosa che dia vera consistenza alla democrazia si finisce per ritrovarsi con un pugno di mosche. E' volatile, la democrazia, se non la zavorri vola via al primo soffio di vento, ma come speri di zavorrarla, facendo l'esamino di consistenza democratica al popolo elettore, proprio lui, che è più leggero dell'elio? Te la pigli così com'è e te la fai andare bene. Se la sapienza oggi si esprime al suo massimo grado nella conoscenza specialistica, tanto vale dare in mano tutto ai tecnici, che loro sapranno bene e meglio di noi ciò che è giusto fare, inutile anche andare a votare da ignoranti quali siamo delle leggi economiche, senza distinguere un QE da un LBO, non trovate?
Nessun commento:
Posta un commento