Ci fu un tempo in cui la coglioneria organizzata dei mezzi di informazione era in piena fregola da Pnrr, il Piano Marshall di ripresa e resilienza che aveva acceso le fantasie del creativo popolo italiano: nella lista dei desideri a un certo punto era rientrato di tutto, dagli immancabili e fondamentali nuovi stadi di calcio al Ponte sullo Stretto, e poi la nuova Piramide di Cheope, il completamento dell'alta velocità sul tratto tirrenico e relativa bretella ionica di collegamento Sibari-Taranto-Brindisi, e ancora l'aeroporto di Crotone, l'aquafan di Campomarino Lido, l'immancabile adeguamento ambientale al netto di ipotesi faraoniche di potenziamento del sistema sanitario ormai uscite dai radar una volta levate le tende il circo Covid. Ora si viene a sapere che questi soldi proprio non si riesce a spenderli, che i progetti sono in ritardo e oltretutto irrealizzabili per difficoltà di rendicontamento e pianificazione e si apre allora la corsa agli ultimi spicci: Sala: un governo saggio lì darebbe a Milano; rifacciamo i marciapiedi di Milano con i fondi aggiuntivi del Pnrr; Roma: Giubileo!; Torino: Parco Urbano, bonifica area dell'ex stabilimento Altissimo in strada Genova dall'amianto e dei terreni dall'acqua di falda. Insomma, l'assalto alla diligenza, dopo aver buttato per anni fondi europei e stanziamenti governativi che gocciolano regolarmente dalle tubature rotte del Moloch pubblico, pioggia di soldi che non appaga mai la sete.
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