L'uomo di sinistra come uomo artificiale, contronaturale, nel senso che la natura, ritenuta espressione della legge del più forte, va corretta e addomesticata in modo da stabilire un sempre più giusto stato di eguaglianza (progresso della società). Il giusnaturalismo dell'uomo di destra che fa invece appello a uno stato di natura ritenuto giusto e inviolabile, espressione di una volontà soprannaturale che si rispecchia nella rassicurante ripetitività dei riti e delle tradizioni (conservazione della società). Così come c'è un ottimismo di sinistra, dell'uomo naturalmente politico (l'aristotelico anthropos physei politikon zoòn), se non addirittura altruista, e un pessimismo di destra che ritiene invece l'uomo un animale essenzialmente egoistico (homo homini lupus), i cui istinti possono essere tenuti a freno solo da una rigida organizzazione sociale. Ciascuna delle idee si combatte senza prevalere l'una sull'altra, non disdegnando addirittura di contaminarsi legando insieme i propri torti ed esprimendo perlopiù giudizi privi di incontrovertibilità: «Per natura, all'opinione piace opinare» (Platone).
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