La mia tesi è che il confronto fra la vita odierna e quella quotidiana nel medioevo metta bene in risalto i miserrimi che eravamo un tempo e i cretini che siamo diventati oggi pensando di averla scampata, quella miseria.
I bambini, per esempio. Dice il professore che nel medioevo (come del resto in tutta l’antichità) c’è una scomparsa della figura del bambino, raffigurato negli affreschi con fattezze da adulto, come gli angioletti seriosi affrescati sui muri delle cattedrali dell’alto medioevo, bisognerà aspettare il rinascimento per assistere alla rappresentazione gioiosa del putto. Si avanza l’ipotesi che data la miseria nera in cui versavano le famiglie il bambino fosse più un peso che quell’odierno animaletto da compagnia però destinato a parlare, a differenza del cane (quest’ultima parte del cane è da ascrivere al mio cinismo). Il bambino nel medioevo era un uomo da svezzare in tutta fretta perché potesse concorrere alle fatiche del lavoro quotidiano, in più morivano come gattini, sopravvivere all’infanzia era così difficile che nell’età adulta ci si poteva davvero scorgere un segno della grazia di dio.
Oggi no, oggi con tutta la nostra scienza fabbrichiamo gente sana così che possa morire male ma in tutta comodità (daje col cinismo).
Nessun commento:
Posta un commento