lunedì 28 gennaio 2019

Dei multipli di quattro

Quando Schopenhauer si mette a scrivere la sua tesi di laurea, "Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente", ha già avuto da un pezzo la sua illuminazione, che il mondo è disperazione e frutto di un ente sommamente malvagio che gode delle sofferenze delle sue creature. Non per niente la quadruplice radice, sebbene tratti di tutt’altra cosa, rimanda nel titolo alle quattro nobili verità del buddhismo: la verità del dolore, la verità dell'origine del dolore, la verità della cessazione del dolore e della via che porta alla cessazione del dolore, e al conseguente ottuplice sentiero che nell’intenzione degli illuminati dovrebbe condurre alla definitiva liberazione: Schopenhauer è il buddha, il risvegliato, della tradizione occidentale, e proprio perché occidentale poco affine alle frugalità orientali quanto piuttosto alle comodità dell'Englischer Hof. Nolontà: se l’ente malvagio ci mette al mondo solo allo scopo di farci soffrire, allora il nostro unico modo per averla vinta è non dargli la soddisfazione di partecipare alla giostra. Dharmacakra, la ruota del dharma i cui otto raggi simboleggiano le armi a disposizione del risvegliato per sconfiggere il dolore del mondo (curioso che anche un altro grande salvatore dell’antichità, Epicuro, abbia messo a punto un tetrafarmaco, una quadruplice medicina contro la paura degli dei e della morte, la salvezza dei senzadio procede per multipli di quattro).

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