Nella mitologia greca, Hypnos e Thanatos sono fratelli gemelli. Il primo è il sonno, e regge nelle mani fiori di papavero, il secondo è la morte. Entrambi sono figli di Nyx, la notte. Nel mitico Bardo Thodol, il libro tibetano dei morti, assai apprezzato da quel mistico in camice bianco di Carl Gustav Jung, si descrivono le peregrinazioni della cosiddetta “anima” dopo la morte: il defunto viene assalito da visioni di orrende creature demoniache, catastrofi spaventevoli, piogge torrenziali, diluvi universali che sono le proiezioni della corrente onirica che ci tiene legati al ciclo della vita e della morte, questa corrente è il bardo. Se il defunto comprende che queste sono solo proiezioni oniriche della coscienza prive di consistenza reale allora si libera, più non lo comprende e più viene trascinato in basso dagli incubi fino al livello più inferiore del bardo, l’esistenza “reincarnata” in cui ci ritroviamo, condannati, a vivere. La vita è un sogno (o un incubo) da cui ci si può risvegliare.
(Io, addirittura, per via occidentale sono diventato più orientale degli orientali, essendo che non comprendo bene perché l’Essere, per i buddhisti, debba essere il “vuoto”, il “niente”, per me l’Essere è “l’impossibilitato a non essere”, per via del fatto che il vuoto, il niente, per sua stessa definizione non esiste, non può essere, è un flatus vocis, un nome, un suono che esce dalla bocca e che indica la condizione impossibile della non-esistenza).
sbagliato il tuo concetto di vuoto del buddismo.
RispondiEliminaE' interconnessione la vacuita' che ha insegnato il buddha. I fenomeni e gli esseri esistono in un sorgere dipendente, niente e nessuno esiste di per se. Per non cadere nel nichilismo o eternalismo.
Ah meno male, mi dicevo io... grazie
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