Vedo affannarsi alcune delle menti più brillanti del nostro secolo attorno al problema del capitalismo, del capitalismo come male assoluto e invece il guaio è che tutt'al più trattasi di male relativo. Vero male assoluto sarebbe piuttosto la morte e non vedo perché dovrei impegnarmi a spendere quel poco che resta della mia vita nella demonizzazione di un sistema economico che certamente risulta cattivissimo per chi ne trae svantaggio ma più che passabile per chi invece ci sguazza confortevolmente dentro. Capisco che l'Europa, l'intellettualissima Europa che vede oggi la sua creaturina scivolarle dalle mani, si sia un po' risentita, ma di nuovo, il superamento del capitalismo non toglierebbe nulla al problema tutt'altro che secondario del mio destino mortale. Non riesco più ad appassionarmi alle fantasmagoriche vicende dell'avvenire, giusto che i più giovani se ne interessino, l'avvenire riguarda più loro che me... forse un giorno, se e quando arriveranno al punto di considerare la vita dal mio stesso punto di vista comprenderanno quanto inutile sia tutto questa fatica, che la gloria del mondo è passeggera e che da morti certamente non ce ne faremo niente. Forse, un giorno. Ma è più probabile che continueranno a volere e ad affannarsi per trasformare il mondo fino all'ultimo respiro, per conquistarlo e piantarci sopra la bandiera, finché un'altra generazione li guarderà sfiorire con occhio da triglia e dall'alto della loro beata gioventù si domanderanno cosa mai volessero intendere con tutto quel loro sbracciarsi (c'è chi progetta la propria vita per dare da morto il suo nome a un istituto magistrale).
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