C'è chi sostiene che la soluzione migliore sia il limitare gli slanci individuali e le tentazioni egoistiche, così che il bene comune scaturisca dalla giusta misura, dalla non prevaricazione degli uni sugli altri, una società di eguali in cui i princìpi etici della comunità dovranno mostrarsi tanto più saldi quanto più forti saranno le pulsioni egoistiche che ne minacciano la stabilità. Non desiderare più del giusto, come se fosse possibile imporre il coprifuoco al desiderio e in generale al desiderabile, è una soluzione che non regge, sarebbe come tentare di trattenere il mare in un barattolo. Soddisfare i desideri è anzi divenuta la cifra stessa della modernità, l'ultimo baluardo, l'ultimo argomento spendibile per abbozzare un'idea di felicità dopo la morte di dio e delle grandi narrazioni etiche.
Se la salvezza è una questione di potenza, l'Europa si salva alleandosi non alla potenza di Dio, ma a quella della tecnica - qualora quest'ultima ascolti la voce essenziale della filosofia del nostro tempo. Ma è anche inevitabile che la ascolti, perché ascoltandola raggiunge la maggiore potenza - che d'altra parte non è data dalla semplice fede nell'inesistenza di Dio. [...] Si obietta che non tutto ciò che è tecnicamente fattibile è moralmente lecito. Ma questa morale è l'adeguazione ai valori eterni, e quindi declina col loro declinare. La morale autentica è oggi l'adeguazione alla maggiore potenza, che non può più essere quella di Dio, ma è quella della tecnica.
Non già alleandoci con Dio e con Marx abbiamo allungato la nostra aspettativa di vita, migliorato la medicina, aumentato esponenzialmente il benessere e la disponibilità di beni, se ovunque prevalgono i prodigi della tecnica, funzionali e alleati del capitalismo (del liberalismo, dell'individualismo, ecc.), non è in forza di una prevaricazione arbitraria di questi nei confronti dell'idea del giusto e del bene, ma perché essi esprimono più degli altri l'intima essenza dell'uomo, che i servi desiderano la ricchezza quanto i padroni. Si rassegnino, i comunitaristi (una versione corretta dei comunisti, 30% in meno di grassi per una maggiore digeribilità dopo le indigestioni del XX° secolo).
Prendere visione di come stanno le cose sarebbe rassegnazione se le cose fossero la realizzazione di ciò che siamo e vogliamo - rassegnazione di un ideale illusorio di noi stessi. Ma è impossibile avere certezza di ciò che siamo e vogliamo, anche se la realtà, non negata o ignorata, dovrebbe mostrare almeno il riverbero dei lineamenti dell'origine. Per cui, orientativamente, ci sarebbe da muoversi o fermarsi tra illusione e rassegnazione - fare senza illusione, aspettare senza rassegnazione.
RispondiEliminaCi rassegneremo all'azione (diceva l'imperatore romano: prendi senza orgoglio, lascia senza difficoltà)
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