Ciò che risulta sempre più irricevibile agli occhi della modernità è la pretesa di una qualsiasi religione di porsi come la più vera e la più assoluta e con essa la possibilità di determinare la verità di una tradizione deducendola dal suo grado di diffusione, come se il suo essere dominante in termini di popolarità sulle altre fosse la prova della predilezione divina, vero sigillo di garanzia. Senonché Dio non si mostra incontrovertibilmente, la sua presenza nel mondo appare nella misura in cui si è disposti a crederlo. Questa impossibilità di dimostrare Dio nella sua evidenza vanifica la pretesa di produrre una morale di origine divina, mentre appare nella sua evidenza l'evoluzione della morale su base storica e contingente (e cioè appare evidente il solo diritto positivo). Per cui si dice: non esiste morale assoluta, ne esiste una in evoluzione, relativa ai luoghi e alle circostanze, relativa allo spirito dei tempi. L'esistenza o l'inesistenza di Dio non è concetto dimostrabile scientificamente, risulta quindi vanificata la pretesa di una qualsiasi tradizione religiosa di porsi come vincolo assoluto. L'uomo fa da sé, questa è l'idea che sostiene la modernità, nella logica dello scienziato può benissimo esistere un dio ma a patto che non costituisca un vincolo alla sua azione, un dio che sovraintenda la perfettissima struttura logico-matematica che sta alla base del creato (la quale si pone anche come presupposto dell'atteggiamento scientifico in generale). In fin dei conti gli uomini finiscono per seguire di volta in volta ciò che pensano possa garantir loro un maggior controllo sulle cose e sul proprio destino, una volta scoperto che l'atteggiamento scientifico è in grado di aumentare questo controllo cambia anche il modo in cui gli uomini sono disposti a credere in Dio. Per cui io continuo a pensare che l'idea di Dio sia irriducibile almeno finché l'atteggiamento scientifico non sarà in grado di garantire agli uomini il controllo assoluto sul proprio destino, se mai sarà possibile, in fin dei conti Dio è quel concetto che esprime negli uomini la volontà di approdare a un senso stabile e definitivo, nell'incertezza cresce il suo bisogno e se per mantenere in vita questa idea di Dio si renderà necessario negare la validità assoluta delle religioni, l'uomo finirà per negarla piuttosto che rinunciarvi, è quello che sta accadendo.
"In fin dei conti gli uomini finiscono per seguire di volta in volta ciò che pensano possa garantir loro un maggior controllo sulle cose e sul proprio destino, una volta scoperto che l'atteggiamento scientifico è in grado di aumentare questo controllo cambia anche il modo in cui gli uomini sono disposti a credere in Dio." Bell'andar di pensiero e di scrittura! Mi piacerebbe fosse vero quello che scrivi - del tutto vero, che vero certamente lo è. Tu dici che è un po' come quelli che professano medicine alternative a quella occidentale, e poi quando è il momento critico usano antibiotici o si fanno operare secondo i protocolli della medicina che si orienta verso la scienza sperimentale?
RispondiEliminaPerò con la fede religiosa siamo in ambito che sfugge al filtro dell'utilità verificabile, come dici riguardo all'esistenza del "capo". E poi ci sono i tanti aspetti sociali in cui l'utile di alcuni viene sostenuto con dedizione da schiavi da tantissimi altri con proprio grave danno vitale: dove è qui l'auspicabile atteggiamento razionale e ragionevole dell'uomo che, se ho capito quello che scrivi, pensi sia vivo nella sua storia?
E' vero che con la fede religiosa siamo nell'ambito che sfugge al filtro del verificabile, ma è proprio per questo che la fede in dio si indebolisce in occidente, appunto perché, non essendo verificabile, non può essere provata e non può stare di fronte agli altri atteggiamenti con quella incontrovertibilità che la renderebbe più forte, più "vera". Personalmente tento di descrivere, non mi auspico, io ci andrei prudente con gli auspici.
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