sabato 11 ottobre 2014

Post per filosofi

Ampio discorso filosofico: viene meno la pretesa di ancorare l'agire umano alla struttura ontologica e fondamentale della realtà, qualora sia immutabile. Più o meno implicitamente si afferma che alla base non vi è alcuna struttura stabile, la stessa ontologia contemporanea predica (Heidegger e heideggeriani in primis) che l'essere stesso non è immutabile, che la sua peculiare caratteristica è quella di cedere la sua preminenza alle qualità fluttuanti dell'ente, il quale è essenzialmente divenire e storicità (non-staticità). Senonché l'assetto ontologico vincente è quello che identifica l'essere all'ente, il pensiero scientifico perlopiù interiorizzato anche dall'uomo della strada per cui una cosa è finché è qualcosa, qui, nel mondo del sensibile e del visibile. Non c'è dunque sottigliezza filosofica ne differenza ontologica fra l'essere e l'ente, l'essere è l'ente (tutte le sue proprietà si esauriscono nella dimensione sensibile). Ecco perché muore anche il post-moderno, vale a dire ciò che nel post-moderno costituisce residuo metafisico e astrazione, oggidì si concede qualcosa all'ontologia solo se conferma l'identità fra l'essere e l'ente, posto che l'ente sia quella cosa che emerge dal niente e vi ritorna. Si può dunque dire senza pericolo di essere smentiti che il progresso scientifico consiste nell'accrescimento infinito della capacità di governare e controllare la creazione e la distruzione degli enti e cioè la distruzione e la creazione dell'essere, per cui, lungi dal costituirne una critica, il pensiero heideggeriano finisce per contribuire alla sua diffusione. Dunque tutte le recriminazioni della filosofia continentale contro l'incontrollabile espansione dell'atteggiamento tecnico-scientifico lungi dallo scalfirlo finiscono per alimentarlo: più si afferma che l'essere è debole più si legittima la manipolazione della tecnica e il dominio della scienza, la preminenza della filosofia analitica su quella continentale (separare, analizzare l'essere frantumato ridotto a coriandoli).

2 commenti:

  1. Analisi ineccepibile. Un tentativo (difficile stabilire quanto riuscito) di andare oltre questi residui fenomenologici è nel cosiddetto "realismo speculativo" e nell' "object oriented ontology". Questo gruppetto agguerrito cui i maggiori rapprensentanti sono Quentin Meillasoux e Ray Brassier vogliono porsi (se non ho capito male) a debita distanza dalla filosofia continentale senza cadere nelle braccia della filosofia analitica. Peccato che intorno ad essi stia nascendo una moda dark e nichilista molto anglosassone e un po' nerd, a base di Lovecraft e compagnia bella. Comunque è stimolante passare da qui ogni tanto. Grazie.

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