domenica 10 novembre 2013

Il terrore, il veleno che diffonde la certezza della morte penetrando nelle carni, le nevrosi, le depressioni, le malattie che suscita nell'uomo moderno: tutto è nulla, e «la vita è il tentativo (fallito) di non esserlo». Se siamo vivi lo siamo per un caso o per una necessità contingente e senza scopo. Quindi non un nulla nel senso che siamo sempre un niente (siamo pur sempre un qualcosa finché siamo vivi), ma un nulla in quanto esposti in ogni istante alla possibilità del nulla (dunque un qualcosa di fatto ma un niente in sostanza). Da qui certi rimedi che hanno il sapore di una presa per il culo: vivi ogni istante come se fosse l'ultimo! (capirai l'entusiasmo!). Il più coerente fra noi dovrebbe vivere ogni istante immerso nel terrore, il memento mori è troppo poco, implicitamente include la consolazione di essere ancora in vita. Poi però contrai una responsabilità nei confronti di qualcuno, ti dai un senso, ti impegni a prendertene cura e in cuor tuo ti dici: «ora non ho tempo per pensarci».

2 commenti:

  1. Non ha molto senso, né importa granché, né consola alcuno, ma condivido le riflessioni che vai facendo da qualche tempo sulla contingenza della vita e sulla morte...
    Uno squallido escamotage (che cerco di installare nell'agglomerato di viventi non del tutto coerenti, indivisibili, identificabili ed individuabili che sono) potrebbe essere quello di non porsi come umani, ma come un nulla che occasionalmente, comicamente, tragicamente, stupidamente, addirittura parla, scrive qualcosa, ecc... attraverso te, me o chiunque altro...
    A mio avviso è la coscienza di sé (questa costruzione culturale, questa illusione posticcia) il tiranno snob che suscita terrore e sudori freddi, l'ignobile parassita dei movimenti e dei guizzi animali... che si crede di essere qualcosa che non è...

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    1. Tieni presente che è quello che sento ma non è detto che sia quello che penso o addirittura che sia vero.

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