Dio che liberazione
sfogare la depressione! Mi sento meglio, mi cala anche la pressione.
In fin dei conti, se gratto appena un poco la superficie, vedo che
non me ne importa nulla di vivere in un mondo più giusto, e magari
di darmi anche da fare per renderlo
tale se poi devo ugualmente crepare. Per tanto che migliori, per
tanto che sia giusto, quell'ingiustizia suprema si porterà via tutte le
altre. Vivere all'ombra del grande salice, prendersi un thé, far
finta di essere allegri. Non esiste paradiso, inferno o purgatorio,
si muore e basta, potrei dunque prendermi una pausa, congedarmi dagli
imperativi morali, accanirmi sui gattini (non fateci caso, sono solo
crisi di panico, eccessi di timore giustificato).
Ricordati di spogliare
gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella
loro essenza: capirai che in essi non c'è niente di terribile se non
la nostra paura. (Seneca)
Ok ok, spoglio gli
avvenimenti dal tumulto... aspetta un attimo... sì... ecco fatto: ci
sono. Ora la morte mi appare per quella che è. Mi pare terribile lo
stesso. Potessi almeno avere un segno, che so, un miracolo, un
passaggio del Mar Rosso, una resurrezione, mio padre offrirmi una
ricarica... beati i credenti che se la raccontano. Da una parte viene addirittura fatto un dovere di ritenersi eletti e di respingere ogni dubbio come un assalto del demonio, poiché la scarsa sicurezza in se stessi è conseguenza di fede insufficiente (Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus). Max Weber era caduto in depressione perché si vedeva il naso troppo grosso.
Caro mio, la morte anagrammala.
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