Esiste una realtà tangibile esterna al pensiero? La risposta del senso comune è «certamente sì», perché considera il pensiero come una proprietà del singolo individuo, per cui se un individuo muore, dorme o temporaneamente si assenta dal sensorium, il mondo continuerà comunque ad esistere. Ma la questione filosofica intende invece il pensiero in quanto concetto in sé e per sé, e qui può tornarci utile quel kōan zen che recita più o meno così: se in una foresta cade un albero e non c'è nessuno che può sentirlo cadere, cadendo a terra fa ugualmente rumore? La risposta è sorprendentemente «no», perché il rumore non è una qualità propria dell'albero ma una sensazione percepibile solo dall'orecchio. Così come una mela non è rossa finché nessuno la guarda (e non mi si dica che sono giochetti di prestigio perché la fisica quantistica ci fonda sopra le sue leggi).
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