Allora abbiamo appurato che in natura non esistono diritti in sé e per sé, che il diritto è un concetto introdotto dalle attività umane e come tale non esprime valori costanti, che non esiste un diritto alla vita in sé, un diritto a nutrirsi in sé, un diritto a migrare in sé, ma solo l'atto del vivere, l'atto del nutrirsi, l'atto del migrare, sicché la pretesa del pensiero illuminista-razionalista, quella di esprimere attraverso il progresso della ragione dei valori assoluti e non negoziabili, non può mantenersi all'altezza dei suoi propositi, seppur lodevoli. Questo è certamente un guaio per tutte le Carole del mondo ma la verità, per tanto terribile che sia, bisogna pur dirsela. Provate a concepire un uomo solo davanti alla natura che urla al mondo: "io ho diritto di vivere!" e vi risulterà evidente tutta la ridicolaggine della questione.
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