Per l'uomo solo e sconfitto dagli eventi nonché in cerca di lavoro Seneca è proprio quello che fa al caso suo. Nel De Providentia attacca subito con l'antica questione: perché, se la provvidenza si prende cura del mondo, accadono ai buoni tante disgrazie? La risposta pratica è quella che verrà poi ripresa dal cristianesimo: ammesso che esista (e parrebbe esistere per il fatto che tutto al mondo è sorretto dalle provvidenziali leggi della natura), "Dio non tiene l'uomo buono in mezzo ai piaceri ma lo mette alla prova, lo irrobustisce, e in questo modo lo fa degno di sé". Segue l'argomento stoico: "l'assalto delle avversità non intacca l'animo dell'uomo forte: questi rimane saldo nel suo stato e nelle sue convinzioni, piegando gli eventi a sé, non sé agli eventi, perché ha un potere superiore a tutto ciò che lo circonda". Piegare gli eventi a sé, non sé agli eventi. Per l'uomo stoico "le avversità non hanno altra funzione ed altro scopo che di esercitare la sua virtù", parimenti all'atleta che vuole mettersi in gioco. "Solo quando dimostra quale peso può reggere [la virtù] rivela la sua grandezza e la sua forza". Detto questo, penso di non possedere proprio questa virtù.
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