mercoledì 13 marzo 2019

[racconto]

E' gente a modo quella di sopra, sono insegnanti, figlio grande e figlia piccola, pugliesi trapiantati al nord. All'inizio facevano un po' casino, forse pure adesso ma è come la musica delle sfere, dopo un po' ci fai l'abitudine e non la senti più. Hanno dei nomi strani, dei santi particolari che qui al nord non si sono mai sentiti. Mettono la lavatrice, spostano le sedie, urlano ai figli "ti ammazzo di botte!" e poi quando li saluti per le scale sembrano la sacra famiglia. Ho atteso invano in questi anni che affittasse una femmina che facesse al caso mio, niente di niente, sempre coppiette o gente sposata, per cui mi tocca muovere il culo, non mi cadono più in braccio come una volta, fortuna m'ha voltato le spalle. In verità ce ne fu una, abitava al piano di sotto nel condominio degli africani, sapeva di ciabatte, finì tutto in un qui pro quo, avevo supposto cose che non erano vere. S'era poi sposata e ha avuto due figlie, al suo posto c'era venuta ad abitare un trans che batteva, nella mia beatitudine pensavo avesse solo un sacco di amici, nella mia beatitudine non avevo capito che era un trans, aveva solo le spalle larghe. Farà nuoto, pensai. Bah. Di fronte alla mia camera, al terzo piano, c'è invece l'appartamento dei gatti. Una gattara sulla ... che d'estate annaffia le piante in reggipetto color carne, tanto che non si distingue la carne dal reggipetto. M'ha turbato la signora, vecchia ma prosperosa, a suo modo procace. I gatti, invece, impassibili, guardano la gente che passa di sotto con quella tipica albagia che hanno i gatti quando guardano la gente che passa di sotto. Ci piscerebbero in testa alle persone, come fosse la cosa più naturale del mondo, e poi si metterebbero a leccarsi [continua]

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