giovedì 15 dicembre 2016

Deserto

Intendiamoci, non ho alcuna fiducia nella politica e nella sua capacità di porre fine al declino economico italiano, che sia Renzi o Grillo o chicchessia, tutti inermi di fronte alla questione,  a voglia di sperare, Grillo poi con il suo elogio della decrescita che è poi un modo elegante per arrendersi e per darla su, come si dice dalle mie parti. Di che dovremmo vivere? Questo disprezzo per il capitalismo, per il fare impresa, disprezzo che anch'io condividevo in passato sostanzialmente per paura, non può portare a nulla, un sacco di gente che spera nella redistribuzione della ricchezza, ma quale ricchezza se non viene dalle imprese? La manna dal cielo aspettano, la ricchezza che si genera dal nulla, il lavoro garantito dallo Stato che paga gli stipendi tassando gli impiegati statali in un circolare processo di cannibalizzazione. Se è questo che volete... Per quanto riguarda i "blocchi industriali e finanziari". Eh, magari. E' una battuta, ma magari ce ne fossero, qui ormai è il deserto dei tartari. E poi, scusa, i blocchi industriali, le officine, il ritorno della classe operaia, mettete insieme i puntini... il ritorno dei comunisti! Conviene a tutti.

2 commenti:

  1. Non sarà che il capitalismo assieme alla globalizzazione hanno provocato qui il deserto per creare oasi in altre parti. Sulla manna dal cielo o sulla incapacità di porre fine al declino sono d'accordo, e la cosa mi fa male.

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    1. Sì, è una crisi di spostamento del benessere, spostamento non intenzionale (il capitalismo è un meccanismo che segue le sue logiche)

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