martedì 19 agosto 2014

From whose bourn no traveller returns

Sapete come la penso, stare qui ad aspettare la morte, magari divagando e attancandosi a carpe diem del cazzo, non fa per me. E allora buttati. Sono al terzo piano, ho questo balcone spalancato sopra una strada trafficata e fra le inferriate vedo la gente che passa. Uno strano formicolio mi prende alle gambe, l'abisso mi chiama. Edilizia degli anni '60, coi parapetti in vetro smerigliato, crepato, tenuto insieme dallo scotch. Se sapesse la gente, mentre cammina, a quali pericoli va incontro!... Impiccarsi, uno strappo e via.

Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?  

Ecc. Ecc.