Buck Mulligan atteggiò d'improvviso il volto a un grande sorriso. Li squadrò, la bella bocca felicemente aperta, i suoi occhi, dai quali aveva improvvisamente congedato ogni barlume di scaltrezza, sbattevano le palpebre, pazzi di gioia. Muoveva la testa da bambolo avanti e indietro, le falde del Panama che fremevano, e attaccò a cantare in tono folle e felice:
– Mai avete udito di un tizio più pazzerello.
Mia madre è un'ebrea, mio padre è un uccello.
Di Giuseppe il Falegname io non son il vicario.
Per cui ecco i discepoli, ed ecco il Calvario.
Alzò un ditino ammonitore.
– Se qualcuno poi pensa che non sono divino
Non avrà un goccio gratis quando io farò il vino
Ma dovrà bere l'acqua e se sarà fortunato
lo farò quando il vino sarà in acqua tramutato
Diede un rapido strattone di commiato al bastone di Stephen e, correndo avanti verso il ciglio della scogliera, batté le mani sui fianchi come fossero pinne o ali di chi s'appresta a spiccare il volo, e cantò:
– Addio, ora, addio! Diffondete il mio discorso!
E dite a Tom, Dick e Harry che dai morti son risorto.
Nelle ossa è stato scritto che m'involerò anch'io
Sopra l'Orto degli Ulivi… addio, ora, addio!
Fece una capriola davanti a loro verso Forty-Foot hole, sbattendo le mani come ali, saltando con agilità, il mercuriale petaso vibrante nella fresca brezza che restituiva i suoi rapidi cinguettii da uccellino.
Haines, che aveva sorriso prudente, si avvicinò a Stephen e disse:
– Non dovremmo ridere, suppongo. È abbastanza blasfema. Io stesso non sono credente, intendiamoci. Tuttavia la sua spensieratezza le toglie in qualche modo la malizia, non trova? Come l'ha chiamata? Giuseppe il Falegname?
– La ballata del Giullare Gesù, rispose Stephen.
– Oh, disse Haines, e l'ha già sentita?
–Tre volte al dì, dopo i pasti, disse seccamente Stephen.
(versione formamentis, 2021-22)
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