La scoperta che la vita non ha alcun significato, che è semplicemente un destino che va percorso volenti o nolenti, ha reso più lieve lo sgomento che di solito mi prende di fronte al pensiero della morte. Certo, ad avere la morte davanti agli occhi l'istinto di sopravvivenza si riattiverebbe all'istante recando con se le rose e le sue spine, ma lo sgomento “metafisico”, quello più astratto e più pensato (e non meno doloroso) è in un certo modo ridimensionato al punto da permettere di consumare lietamente la vita di tutti i giorni con le sue inderogabili faccende. E’ breve la vita, uno spreco continuo, soprattutto quando ti illudi di assaporare l'attimo il più a lungo possibile e ti accorgi invece che proprio in ragione di quello sforzo ti sei perso tutto il bello dell'istante, che a sforzarsi di vivere si ottiene l'effetto contrario, è d'uopo accettare l'impermanenza (Ommmmmm… ecc.).
AVGVRI
RispondiElimina(Lele M.)
Ma come fai a ricordarti, ma dove sei finito?
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