Dietro al motto "Omnia vincit ars" c'è un personaggio curioso, Karl Wilhelm Diefenbach, appartenente alla tribù teosofica e frequentatore del Monte Verità, di cui, pare, fu il primo ispiratore. Utopista, nudista, pacifista, poligamo e vegetariano, probabilmente omeopatista, sicuramente no-vac, intimamente legato al ricordo della madre che gli apparirà più volte in forma di visione nei frequenti momenti di crisi, non stupisce che gli vennero tolti i figli. Ne soffrì e cominciò a vagare a piedi nudi in cerca di se stesso, si cibò di bacche, si sdraiò frequentamente sull'erba, finché trovò conforto nella pittura, genere simbolista: paesaggi marini, cieli notturni e tempestosi afferenti al concetto di sublime kantiano, esotismi ed esoterismi vari, figure femminili di luce e via dicendo. La scarsa documentazione fotografica ce lo mostra barbuto e con lo sguardo da matto, avvolto in una tunichetta da Jedi, una via di mezzo fra Rasputin e Gustav Klimt. Altro motto celebre: "Meglio morire che rinnegare i miei ideali!". Dopo il crack finanziario della sua comunità si trasferì a Capri, dove morì nel 1913 all'età di sessantadue anni senza aver rinnegato i suoi ideali e dove sessant'anni dopo gli verrà dedicato un museo ospitato presso la locale Certosa di San Giacomo (l'amore per il Grand Tour e per le rovine del passato, il richiamo della macchia mediterranea abitata dalla pittoresca fauna meridionale che resiste tutt'ora e riverbera nei soggiorni ischitani della cancelliera). Poi un giorno ne diremo due sulla teosofia.
Attendo con curiosità le tue "due sulla teosofia"...E' un campo che mi vede da sempre ondivaga...
RispondiEliminaSto diventando Philippe Daverio che l'attualità mi ha rotto.
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