domenica 11 giugno 2017

Hebdomeros

Che bello l'Hebdomeros di Giorgio De Chirico, lo scrivo pensando ai quei due o tre appassionati dei dioscuri che per ipotesi passassero di qua. Colgo l'obiezione: eh ma non è un romanzo, non ha una trama, un luogo, un tempo ben definito, non ha personaggi. "Ebben, che vuol dire? Basta con queste ubbie grette e piccine!" (citazione del Gianni Schicchi di Puccini su libretto di Giovacchino Forzano, nonno di Luca Giurato). L'Hebdomeros è un campionario di visioni e umori direttamente tratti dalla produzione pittorica del Maestro, ne è l'immaginario svelato e messo nero su bianco, è come leggerne i quadri invece che guardarli. E come scrive bene, il maledetto, maestro della rêverie, gran cuciniere della madeleine, di gran lunga più raffinato dei colleghi surrealisti che finirono pure per prenderlo a schiaffi, letteralmente. A tratti più carognetta del fratello Savinio, che al confronto ci fa la figura del galantuomo. Ottimo sarebbe poterne assorbire lo stile per poi riproporlo sulle pagine del blog, ci stiamo lavorando. (Hebdomeros da "hébdomos" e "ēmera", cioè “del settimo giorno”, con riferimento ad Apollo, nato nel settimo giorno del mese e Dio della bella armonia e delle arti in generale).

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