Ricapitolando: è in atto un epocale spostamento della ricchezza diffusa dai paesi occidentali verso i nuovi paesi emergenti (i quali nel frattempo sono emersi), una crisi dovuta alla globalizzazione, che ha sfavorito alcuni (noi) e ha favorito altri (loro). La risposta occidentale a questo stato di cose ricalca per alcuni versi la crisi della Repubblica di Weimar, una crisi della democrazia incapace di risanare la situazione economica e la conseguente nascita di movimenti che hanno gioco facile a fare leva sulla rabbia e il risentimento della gente. La peculiarità italiana vuole che invece di un movimento che promette un ritorno alla ricchezza e alla grandezza perduta (Make America great again), sia attualmente premiato un movimento che predica una rivalutazione della povertà ("la povertà è bella", make Italy poor as usual), la nota mentalità terzomondista dalla quale non riusciamo proprio a scollarci, vuoi perché San Francesco d'Assisi, vuoi perché a qualche santo bisogna pur votarsi. La ricchezza, in un modo o nell'altro, dovrà pur tornare, altrimenti inutile lamentarsi della fuga dei cervelli e attaccare la lamentazione dei figli che lavorano all'estero, si camperà pur sempre di vil denaro, e se non il tuo, quello di papà.
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