Mi guardo come dall'esterno e non mi riconosco, mi accadeva anche da bambino, soprattutto se mi guardavo allo specchio. Sapevo che ero io ma non mi fidavo. Credo sia per via di una certa asincronia fra il mondo interno e quello esterno, quello interno è immutabile. Succede quando sono costretto a subire dei cambiamenti radicali e allora perdo anche una certa sensibilità alle mani. E' un problema di natura nervosa, probabilmente congenita, è come se mi dissolvessi, come se diventassi trasparente e non avessi più nulla da spartire con la finzione della materia. Alla maniera degli idealisti, intesi come scuola filosofica. Ad esempio, ora sono qui che scrivo davanti al computer e quest'atto non mi appare materiale, è come se fossi immerso in un sogno dove percepisco solo di percepire. Niente di grave, è che mi sto un po' esaurendo in questo periodo, non posso contare su nessuno ma tutti contano su di me, non riesco a reggere lo stress e per come va il mondo è proprio un handicap.
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