Che fondamento ha la morale? Questo si domandavano gli uomini ancora nel secolo diciannovesimo. Per farla breve, molti il fondamento l'avevano riconosciuto nella teologia, ma, come dice lo Schopenhauer, si finiva per non capire chi fosse il carico e chi invece il sostegno, se cioè la teologia fosse fondamento della morale o la morale della teologia, finendo in un circolo vizioso. Quando poi nella morale si è cominciato a vedere solo l'utile, o addirittura il solo compiacimento di essere morali, tramutando la virtù in un vizio, le cose hanno cominciato a peggiorare velocemente, e per la morale non c'è stato scampo. Oggi, dopo tante spallate che si sono date alla morale, ridicolizzata, abbassata a moralismo, ridotta a fissazione da vecchi, la morale torna in voga ma questa volta ancorata non alla teologia ma alla ragione, vaga stella dell'Orsa da rimirar pensandosi ragionevoli. Allora avevano ragione i latini quando hanno inventato il termine "morale": mos, moris, "costume, abitudine, usanza", che per l'oggi vale, e per il domani non vale più.
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