All'improvviso Putin è diventato Hitler e la Russia il nazionalsocialismo, una scheggia impazzita, e allora uno si chiede come mai, quando agli albori della sua ascesa politica Putin radeva al suolo quel che era rimasto di Grozny per liberarla dai separatisti ceceni,
«Noi perseguiteremo dappertutto terroristi, e quando li troveremo, mi perdoni l'espressione, li butteremo dritti nella tazza del cesso.»
(parlando dei guerriglieri ceceni, 24 settembre 1999)
nessuno ha gridato alla terza guerra mondiale, forse perché per innescare un conflitto che possa fregiarsi dell'appellativo "mondiale" occorre che prima accenda la fantasia degli europei, e che tocchi certe corde particolari per cui un ceceno possa essere equiparato a un ucraino e gli si possano inviare armi e il sostegno della Nato (si vede che i bambini ceceni erano dei terroristi, se non in atto, almeno in potenza). E dunque Grozny come Kiev? Macché, Putin è Hiltler solo quando conviene.
Morale della storia: Putin non mi pare impazzito, è coerentemente lo stesso di sempre, ora la corsa dei rotocalchi da parrucchiera per metterlo in cattiva luce (è impazzito, da piccolo giocava coi topi, è malato, gli è partita la brocca, può scatenare un conflitto nucleare, è assetato di sangue, è un vampiro ateo e comunista) appare un po' ridicola, soprattutto quando per anni abbiamo fatto affari con il grande dittatore alla luce del sole, gas, grano, fertilizzanti, idrocarburi, commodities (commodities piace molto agli atlantisti e agli appassionati esterofili).
L'occidentale oggi tutto triggherato non solo è cretino, ma è anche un odioso ipocrita, arriverà il giorno che gli presenteranno il conto a questo signorino di città, e non sarà piacevole.
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