Quando tutto andava a gonfie vele e i parametri economici promettevano alle nostre generazioni una sopravvivenza decente e qualche extra, il nostro problema principale era lo spleen, che è prodotto tipicamente occidentale, e consiste in quella vaga malinconia e noia di vivere risultante dallo scarto tra le comodità acquisite - quali, per esempio, acqua calda, abbondanza di cibo e campionato di calcio - e il domandarsi tuttavia che senso avesse e per che cosa quella vita, quasi a covare un senso di colpa, il sentimento di uno spreco, di una impossibilità di cavarne comunque una qualche soddisfazione. Ora che siamo sotto la minaccia reale dei razionamenti, quello spleen ci ha abbandonati e fra le pieghe della pura Wille zum Leben fa capolino il desiderio ardente di ritornare alla vita di prima, promettendoci, come a fare un fioretto, che se tutto tornasse al suo posto poi non ci lamenteremo più.
Al supermercato cominciano a scarseggiare le scatolette per i nostri amici a quattro zampe, e anche il mangime per i nostri amici pinnuti (cioè i pesci). Li importavamo dalla Russia, e non voglio sapere cosa ci mettevano dentro. Tuttavia Bilbo si leccava i baffi, e Frodo aveva il manto tutto luminoso. Ora non vogliono più mangiare e in attesa che la filiera venga riconvertita all'uso della carne di castoro canadese, maledico Putin e li mantengo ad acqua e zucchero. Gli verranno le carrie ai dentini, poverini, ed è anche per questo che dobbiamo porre fine al più presto a questa odiosa invasione.
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