Di Battista è un concetto, il concetto che esprime il sogno di ogni aspirante pensatore dell'internet di essere preso sul serio dai giornali per ogni idea venutagli sotto la doccia. Lui però ha lavorato sodo per diventare un leader, nella vita non si ottiene niente per caso. Si è laureato in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo, ha fatto il cooperante, ha lavorato per l'UNESCO, ha odiato Berlusconi. È apparso sul blog di Beppe Grillo pubblicando un reportage sulle azioni Enel in Guatemala e un ebook sui sicari sudamericani commissionatogli dalla Casaleggio Associati. Poteva diventare il nuovo Saviano. Eletto in Parlamento, data la vasta esperienza internazionale ("Nel 2010 è stato in Argentina, Cile, Paraguay, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Guatemala e Cuba per scrivere il libro Sulle nuove politiche continentali") gli è stata affidata la vicepresidenza della Commissione Affari Esteri e Comunitari. Poi, forse intuendo la piega che avrebbe preso il MoVimento, decide di non ricandidarsi alle politiche. Ritorna in Sudamerica, la sua patria d'adozione, pubblicando i suoi reportage sul Fatto Quotidiano. Si spende per i più deboli, si impegna a comprendere i terroristi oppressi dall'imperialismo americano, odia i banchieri, non è nel suo stile scendere a patti con il capitale. Fra i primi a fargli sentire la loro vicinanza l'economista Stefano Fassina e il filosofo Diego Fusaro, uomini del suo calibro raramente rimangono senza estimatori. In questo momento Di Battista è un leader che fa gola a molti ma lui potrebbe anche decidere di spiazzare tutti come al suo solito e di ritirarsi a vita privata per servire gli ultimi da privato cittadino. Ma forse il suo è soltanto l'ennesimo arrivederci.
venerdì 12 febbraio 2021
Alessandro Di Battista
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