venerdì 24 agosto 2012

Mi sarei un po' stufato anche della fase introspettiva e del piagnisteo del single (mi sono tolto i pantaloni, sappiatelo, questo è un post scritto in mutande ma c'ho il permesso, qui fa un caldo talmente umido che sembra la mazzonia). Oggi passavo per una via del centro diretto da mio zio, dovevo recuperare un mazzo di chiavi: il deserto dei tartari. Ad un certo punto mi sono ritrovato solo davanti alla casa di Alessandro Volta, l'avita dimora, c'ero solo io e il rumore dei miei passi dentro le ciabatte dell'OVS, gnic-gnoc, una cosa imbarazzante. Pur non essendoci l'ombra d'anima viva ho rallentato per ridurre l'impatto acustico e per un attimo ho ceduto allo scoramento...

... solo un paio di giorni prima me ne stavo in panciolle a Palestrina coccolato dai cugini, me ne andavo anche in giro per Roma e tutto sembrava più leggero, la vita più vivibile nonostante il sole a picco e quella cazzo di navetta sostitutiva che dalla Stazione Termini porta a P.zza del Popolo. Roma è una città cialtrona, più di tanto non le si può chiedere. Come dice mia cugina: le città del sud sono disorganizzate ma in compenso ti regalano tanto calore umano (intendendo che organizzazione e calore umano sono due grandezze escludenti, o l'una, o l'altra). Un esempio di calore umano: in quella specie di catacomba che chiamano metro un caos che sembrava di essere in un bunker di sfollati. Centro informazioni, uno spilungone vestito da impiegato delle municipalizzate a domanda risponde compulsivamente: "l'Agnanina?" (ma va a cagar tì e l'Agnanina). E tutto questo perché volevamo andare al MAXXI, che per arrivarci devi attraversare luoghi desolati quali l'ex villaggio olimpico e cattedrali nel deserto come l'auditorium di Veltroni, chiuso dietro a dei cancelli così categoricamente serrati che pareva la casa circondariale dell'IKEA. A un certo punto ho provato l'impulso di suicidarmi in tangenziale, ma avevo un obiettivo, cioè visitare 'sto cazzo di MAXXI. Tanto, sudati eravamo sudati, tanta fatica non poteva finire in niente. Via Guido Reni è una di quelle vie che non dovresti mai fare attraversare a chi soffre di depressione, nemmeno a quelli che son guariti e che sono a rischio di ricadute (per non parlare di via Flaminia e viale Tiziano). Mai visto tante foglie morte, ci sono finito dentro fino alle caviglie. Ma non è in autunno che cadono le foglie, fossero quelle dell'autunno precedente? Fatto sta che questo MAXXI lo troviamo è ci appare chiaro fin da subito il messaggio dell'archistar: l'evento è il MAXXI in sé, cioè la struttura, quello che ci sta dentro lo damo ar gatto, sperando che l'apprezzi.

[continua]

2 commenti:

  1. Il cazzo di navetta sostitutiva: meraviglioso. L'ho presa questa sere anch'io, proprio pe' annà a piazza der Popolo.
    Dio quant'è bella Roma

    RispondiElimina