Decido dunque per qualche tempo di non informarmi e di astenermi deliberatamente da giudizi su guerre, malattie virali, partiti politici, squadre di calcio e/o personaggi storici più o meno russi, più o meno ucraini. Accade un fatto straordinario, che liberato dall'onere dell'expertise su ogni questione attuale, lo sguardo si fa più lieve, la pelle più distesa e anche la lombosciatalgia appare come un malanno più sopportabile. Oltretutto si possono dire cose molto assennate anche senza essere troppo informati, a maggior ragione oggi che l'informazione è diventata una sorta di catalogo di idee chic, o dizionario di luoghi comuni, i cui principali fruitori sono dei moderni Bouvard e Pécuchet impegnati a prodursi nei "più patetici sforzi verso la conoscenza e l'illuminazione". Dichiararsi poi contro la guerra, oggi come ieri, significherebbe essere gettati nell'arena assieme ai mirmilloni e ai reziari dell'anfiteatro globale, si finirebbe per essere trascinati a forza, o alla peggio gettati nella fossa dei leoni per esser divorati vivi secondo l'uso della damnatio ad bestias. Meglio diventare epicurei e vivere ben nascosti, dunque, dire quel che si deve ma con una tale innocenza e purezza d'animo che muoverebbe a pietà anche il più intransigente degli scassacazzi.
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