Vorrei che ci chiarissimo su un punto: la libertà che abbiamo di agire concretamente sulla realtà per trasformarla o rovesciarla è più illusoria di quel che pensiamo. Questo non perché mi sono alzato una mattina e ho deciso che doveva essere così, è una posizione ampiamente meditata. Siamo immersi fatalmente in una realtà di rapporti economici e sociali che ci determina e che ironicamente suscita in noi la presunzione di poterli determinare. Senonché si potrebbe pensare che stia dicendo: i capitalisti cattivi, le élites, i poteri forti, ci condizionano al punto che pensiamo di essere liberi e invece non lo siamo. Può essere, ma anche questo discorso si inquadrerebbe in un'ulteriore illusione: anche i capitalisti cattivi, le élites, pensano di avere potere sulla realtà, di creare il corso degli eventi. Ma la grande macchina del mondo funziona da sé, da sempre, la presunzione di trovarsi ai comandi è un disturbo tipicamente moderno della personalità. Il mondo guarda impassibile, né contrariato né divertito, alle nostre millenarie zuffe, e registra semplicemente il numero di morti e feriti alla fine del contenzioso (che il mondo guardi e registri è licenza poetica). Per questo dico che sarebbe già tanto comprendere il mondo prima ancora che trasformarlo, trasformarlo comporta già una sovrastima delle nostre possibilità.
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