A correr dietro alla cronaca si sbaglia e io ho sbagliato, ho peccato e me ne dolgo, sono pronto a fare le mie penitenze e a dire le mie avemarie, ma se ho peccato credetemi che non s'è fatto apposta. Piuttosto alla cronaca bisogna stare davanti, scappare a gambe levate dal percolato quotidiano di opinioni prêt-à-porter che sono le predilette dalla pornografia preserale di commento ai fatti del giorno. Non so nemmeno cos'è successo in questi giorni, echi lontanissimi mi giungono di tanto in tanto all'orecchio fortunatamente privi della forza necessaria per trapanare i timpani, abbiamo già troppe preoccupazioni per inventarcene delle nuove. Anzi credo che la ratio di tutto questo mercato delle chiacchiere sia appunto questa: sei così annoiato che vuoi tenerti impegnato e avere qualcosa a cui pensare, te le confezioniamo noi le preoccupazioni, con il fiocchetto: il cambiamento climatico, gli assalti ai capitol (che stanno diventando uno standard esportabile, come le mazurke), e ovviamente i due principali filoni del momento, il Covid e l'Ucraina, sui quali è segno di educazione avere un'opinione, possibilmente schierata. Dieci pater noster e venti avemarie, davvero mi scuso ancora con i lettori.
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