La Befana ha portato un ovetto al cioccolato e delle caramelle con le vitamine C, B3, B5 e B6, siamo definitivamente al riparo da dermatiti, stanchezza, depressione e disturbi della memoria. E in più curano anche il Covid (le prescrivono i medici di famiglia, ormai è chiaro che sull'argomento decretano anche gli aruspici, tant'è che a un mio amico hanno consigliato di stare in piedi su una gamba e di mangiare tanti broccoli). Vasco da Gama e Ferdinando Magellano non avrebbero perduto quasi tutto il loro equipaggio se la Befana gli avesse regalato queste miracolose caramelline, e i marinai sarebbero stati abbastanza in forze da accoppare, all'occorrenza, il doppio degli indigeni. Grazie alla Befana abbiamo sconfitto lo scorbuto e conquistato tutto il mondo. Le poche verdure che venivano imbarcate finivano infatti molto presto e marcivano ancora più in fretta per via dell'altissima umidità delle stive. I primi a finire erano gli ananas. Finiti gli ananas, era il turno della carne secca, che però risultava immangiabile anche se ammollata, tant'è che alcuni la usavano per costruirci delle tabacchiere o delle collanine per le proprie mogli. L'unica carne fresca che si poteva trovare era quella dei topi. Per non dire delle gallette, le quali derivano il loro nome dall'antico francese "gal", cioè ciottolo. Le gallette erano così dure che era quasi impossibile romperle con i pochi denti rimasti sani, e nemmeno a martellarle con le caviglie (nautiche), e l'unica salvezza per i marinai erano certi piccolissimi coleotteri, chiamati curculioni, che scavavano dei microscopici sistemi di gallerie all'interno delle gallette rendendole almeno un po' friabili. Ho ricavato tutte queste fantastiche informazioni da un opuscolo in pdf del comune di Limbiate (i limbiatesi, noti marinai). Non fate quella faccia, la farina di coleottero è il futuro dell'alimentazione, presto ce la metteranno anche nei panettoni. Nell'ovetto invece abbiamo trovato un bufalo, lo abbiamo chiamato Bill.
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