domenica 16 febbraio 2014

Ho sentito che la filosofia sta lentamente scomparendo dalle scuole secondarie, meglio, così non ho rimpianti. La filosofia deve ritornare ad essere un passatempo, come il giardinaggio, come fu per Marco Aurelio, il quale da un lato si cimentava con il greco e dall'altro attendeva alla difesa del limes. Diventeremo una setta, ci ritroveremo vestiti da Socrate e da Leibniz alle convention cosplay, ci scambieremo vecchi trattati di filosofia come fossero vinili, presto i miei libri di Severino varranno quanto un disco degli Stooges (intendiamoci, Tautòtes in edizione Adelphi già vale quanto il White Album dei Beatles in edizione malgascia).

Si lamentavano in particolare Giovanni Reale e il professor Vattimo, così lontani e così vicini, se la prendevano con la scienza e la tecnica, tutte cose già scritte e sentite, Galimberti docet. E che ci possiamo fare? Non è proprio la filosofia che insegna che tutto passa, che cambia lo spirito dei tempi, che passano gli alimenti, le mogli, i santi e i malcontenti? La scienza è la filosofia che si è data un criterio stabile, quello empirico e matematico. E non è forse una forma di empirismo anche la fenomenologia, da cui muove Heidegger e le successive reincarnazioni, non è proprio Vattimo che ha inteso testimoniare questo fatale indebolimento della filosofia? Ma insomma, che si lamentano? Tutto frana perché è destino che frani, è la filosofia stessa che s'è scavata la fossa.

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