Sanremo è diventato un caravanserraglio pazzo, soprattutto un serraglio, una cage aux folles ad eccesso controllato sul modello dell'eurovision song contest. Fosse vera anarchia almeno, vera follia orgiastica/dionisiaca, ma figurati, si può mica in prima serata sulla Rai (ma nemmeno su La7, per dire), a questo punto era meglio Colpo Grosso. Se Sanremo è lo specchio della società (specchio e società si rincorrono per ispirarsi a vicenda), allora la società è questo manifesto politico di una liberazione, soprattutto sessuale, tutta di facciata, in cui l'industria, nello specifico discografica, vista la pochezza dei valori in campo, ripiega tutta sulla costruzione dei personaggi, un'infinita teoria di epigoni dei Maneskin e di Achille Lauro. Mapplethorpe con la frusta che gli esce dall'ano, quella sì che sarebbe una performance, ma questi quattro sfessati di trapper che a fine esibizione regalano i fiori alla mamma fanno solo tenerezza, come dei bimbini vestiti da Zorro col mantello nero e i baffetti disegnati sulla faccia.
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