(Agenzia Vista) Roma 27 luglio 2022 “In questi anni il PD ha fatto tutto bene e giusto? Forse no, ma siamo sempre stati dalla parte giusta della storia, una coerenza politica alla quale non è mai possibile rinunciare perché non è un dettaglio”. Lo ha dichiarato il membro del PD Gianni Cuperlo durante la presentazione del suo libro “Rinascimento europeo” avvenuta nella Sala Berlinguer del Palazzo dei Gruppi della Camera dei Deputati.
Un giorno andrà smontato il mito di questa "parte giusta della storia" che gasa i democratici all'inverosimile facendoli sentire degli eroi cosmici di hegeliana memoria. Per sentirsi "dalla parte giusta della storia" bisogna avere un concetto di giustizia molto classico, cioè concepire la giustizia come un elemento presente in purezza, isolato dall'incontro/scontro dei diversi punti di vista. Oltretutto sentirsi "dalla parte giusta della storia" implica il pericolo di rinchiudersi consolatoriamente in un gabbia di certezze che si autoassolvono, che meno facilmente si mettono in discussione. La cosiddetta "parte giusta della storia" è un insieme autoreferenziale di nozioni i cui limiti sono stabiliti circostanzialmente dal sentimento generale, non ha limiti precisi, non si prefigura come assoluto, cioè completamente sciolto da quei vincoli storici che lo portano come tutte le cose a mutare. C'è in questa nozione di giustizia l'idea non dimostrabile che esista un fiume, una corrente storica di fatti più giusti degli altri, all'interno della quale si è condotti, per successivi tentativi di miglioramento, verso un optimum assoluto: l'assoluto hegeliano, il vero dell'intero. La giustizia è un processo invece sempre mutevole, non lineare, costrutto culturale come l'idea del bello e dell'opportuno, secondo circostanza. Stupisce in una persona così ponderata come il signor Cuperlo l'adesione entusiasta ad argomenti così intrinsecamente squinternati, come se il suo partito avesse sì sbagliato, ma in termini accettabili secondo pacifica opinione degli stessi appartenenti a quel partito.
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