L'intrusione del potere esecutivo in zone della vita privata che non gli competono si fa forte del concetto di salute collettiva. In nome della salute collettiva si impedisce alle persone di lavorare, di prendere mezzi pubblici, di partecipare alla vita sociale, quando non addirittura si dispone il blocco dei conti correnti. Dobbiamo metterci d'accordo su un punto: che chi non si vaccina non crea più danni del vaccinato. Se non siamo d'accordo su questo inutile discutere, perché se c'è ancora chi è convinto, per una peculiare disfunzione dell'organo deputato alla ragione e per ragioni di puntiglio suo personale, che il non vaccinato uccida le persone e costituisca un pericolo per la società, allora il problema è a monte, il problema è per l'appunto cognitivo. Se è bastato un vaccino per discriminare tra degni e indegni alla vita allora non meritiamo la qualifica di civiltà. Se questo è il concetto di salute collettiva sul quale si fa leva per togliere l'agibilità agli individui allora siamo di fronte a un arbitrio. Il vero atto di responsabilità nei confronti della società deve essere uno solo: considerare il non vaccinato una persona uguale alle altre. Dà i brividi solo essere costretti a scriverlo.
Nessun commento:
Posta un commento