Gli Stati Uniti che ci ammoniscono sulla pericolosità di Putin sono l'esempio del bue che dà del cornuto all'asino, come se gli Stati Uniti muovessero guerra per motivi umanitari e non creassero Stati satelliti e aree di influenza, ma lasciamo stare. Duemila anni di letteratura e siamo di nuovo tornati a esprimerci con concetti semplici da guerra fredda: russo/male/cacca; america/bene/cioccolato. Quando una cosa seria come la guerra cade nelle mani dei notiziari e degli organi di stampa lo smerdamento è assicurato: non c'è più niente di vero, tutto è verosimile, fonti dell'intelligence riferiscono, immagini satellitari evidenziano, alla fine tutto va per conto suo. Guerra di posizionamento, con l'Ucraina che guarda alla Nato e Mosca che fa perno sulla presenza russofona e sui referendum per l'indipendenza, vai a capire quanto e se legittimi, quanto e se eterodiretti. Non oso oltre e lascio alla geopolitica. L'Europa, in tutto questo, pensa al gas: "se pure chiudessero completamente le forniture, per questo inverno in Europa saremmo al sicuro", assicura von der Leyen, dopo cominceremo a bruciare le sedie, e finite quelle i pannelli della transizione ecologica. (Il Donbas, il bacino del fiume Donets, tributario del Don. Prendo nota perché altrimenti lo associo alla spigola, "bass" in inglese).
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