venerdì 17 settembre 2021

C'è una logica che muove i novax

C'è una logica che muove i novax: non possiamo disporre dei dati sui futuri effetti dei vaccini, quindi, non sapendo quantificare il rischio futuro, potenzialmente infinito, preferiamo rischiare il male attuale, quantificabile, finito. Di fronte a questo argomento i battaglioni governativi e della scienza ufficiale oppongono un argomento debole: piuttosto che rischiare di morire di Covid oggi accettiamo il rischio imponderabile di domani, ma è proprio lì che l'argomento scientifico non riesce a penetrare la resistenza del nemico perché proprio nel momento in cui intende respingerlo lo alimenta. Il governo, dal canto suo, non si scompone, procede con la forza, quel che invece mi lascia perplesso è l'incapacità dello scienziato di non rispondere al novax con argomenti più decisivi. Noto una mancanza di intelligenza nella scienza che non è ignoranza, è mancanza di finezza. Si ingegna moltissimo per raggirare le proteine spike ma quando si tratta di persuadere gli uomini è tetragona e ottusa, come una statua di sale. Non ci si meravigli se siamo al punto in cui siamo.

5 commenti:

  1. questo accade perché se lo scienziato deve persuadere, è agli scienziati che si rivolge. Sbaglia chi crede che la scienza non sia persuasione: la dimostrazione, che per la sua necessità logico-formale non ha bisogno di convincere, pertiene alla matematica; l'esperimento mostra e mentre attende che altri se ne aggiungano che ne confermino o smentiscano i risultati, anche a distanza di secoli, deve avere quelle capacità oratorie che spingano gli addetti ai lavori a credere che la strada intrapresa sia quella giusta. Lo scienziato sa parlare il linguaggio della scienza: quando è agli uomini che deve rivolgere il suo discorso, finisce col diventare come l'albatro di Baudelaire. I suoi strumenti gli sono d'impaccio. Per persuadere gli uomini si abbassa al livello degli uomini: parla da uomo, ragiona da uomo, sembra un imbecille.

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  2. avevo scritto un commento lunghissimo, ma qualcosa è andato storto ed è finito nel nulla. Diceva che gli scienziati hanno gli strumenti per persuadere gli altri scienziati, ma non quelli per persuadere gli uomini comuni. Sembrava perfino un commento intelligente. Il tuo post, in ogni caso, lo è molto di più.

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    1. Ho recuperato tutti i messaggi, è che ho dovuto mettere la moderazione e mi dimentico poi periodicamente di approvare i commenti. Ma infatti lo scienziato dovrebbe mostrare più fiducia verso il non scienziato, lo dico da appassionato di filosofia che viene liquidato come cacciatore di nuvole. In realtà la filosofia dovrebbe occuparsi, fra l'altro, della forma dell'argomento, che non è per nulla uno scherzo, e indicare quella migliore per sbrogliare lo gnommero.

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  3. apprezzo il riferimento allo gnommero gaddiano, una specie di intricato, labirintico, involuto noumeno, non tanto sostanza del fenomeno o cosa in sé platonica quanto piuttosto limite della conoscenza positiva aperto alla sola speculazione filosofica, che per kant è un ricco e inventivo ciarlare, per il wittgenstein del tractatus un chiacchiericcio senza senso. Mediare tra l'arte oratoria e la scienza richiederebbe figure specializzate, simili ai divulgatori, ma non sovrapponibili. Del resto, è proprio la tendenza, che probabilmente è un destino, all'atomizzazione del sapere con la conseguente formazione di figure sempre più specializzate, che rende così ardua la comunicazione non solo tra diversi specialisti ma anche e soprattutto tra specialisti e uomini comuni. Una sana educazione alla dialettica e alla logica così come si sviluppò in epoca medievale nelle disputationes sarebbe auspicabile anche per chi studia materie scientifiche, ma dato che il tempo è limitato e le nozioni aumentano a velocità vertiginose forse è chiedere troppo.

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    1. Si potrebbe varare una legge del limite oltre il quale l'aumento vertiginoso delle nozioni non permette più la loro valutazione per mancanza di tempo.

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