Anche la vita, di per sé, non ha valore, nessun valore morale, almeno, che ne garantisca incontrovertibilmente l'inviolabilità. "Morale" indicava per i latini il costume dell'epoca ("o tempora, o mores!"). Il valore morale nasce e muore con l'uomo. È come il discorso fatto per i diritti umani: la vita ha un valore in quanto gliela si vuole dare, e quando la decisione è affidata alla volontà non può avere carattere universale perché non c'è garanzia che una volontà rimanga fedele a se stessa e in se stessa. La persuasione della fede ci dice che il valore morale è infuso negli uomini da Dio. Venuta meno la fede si è tentato di fondare laicamente il valore morale della vita sulla ragione umana: la vita ha un valore perché è ragionevole pensarlo, ma questa ragionevolezza costituisce un'extrema ratio, un'ultima spiaggia. In natura purtroppo la vita si perpetua in modo prettamente funzionale, se la natura dovesse porsi anche il problema morale del valore della vita tutto il suo intero meccanismo sarebbe già saltato da un pezzo. Per convincere l'altro del carattere inviolabile della vita umana ci vuole ben altro che la ragione, ci vuole un esercito, o una mozione d'affetti.
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