La libertà dell'individuo è l'ultimo ritrovato con il quale fingiamo di non intendere la verità, che siamo comunque legati gli uni altri da infiniti condizionamenti e da rapporti di forza e che quella che chiamiamo libertà non è che la grida che reclama il diritto di esercitare tali forze. Arriverà ad obsolescenza anche la libertà, che questa corsa al riconoscimento di sempre nuovi diritti non è che un rimandare all'infinito l'incontro con la nuda verità, che liberi non siamo e mai lo saremo, e quando lo capiremo non serviranno più nemmeno i dibattiti in Senato per concederci finalmente il beneficio di essere quel che siamo.
Friedrich Nietzsche, da Umano, troppo umano:
«...Noi pensiamo che tutti i sentimenti e le azioni siano atti di volontà libera: quando osserva se stesso l'individuo senziente considera ogni sentimento, ogni mutamento come qualcosa di isolato, cioè di incondizionato, privo di connessione: essi affiorano in noi senza collegamento con un prima o un dopo. Noi abbiamo fame ma ...non pensiamo che [è] l'organismo [che] vuole esser conservato, quella sensazione sembra farsi valere senza motivo e scopo, essa si isola e si considera volontaria»
«lo sfrenato orgoglio dell'uomo lo ha portato a rimanere profondamente e orrendamente preso in questa assurdità. L'esigenza di "libertà del volere" ...[che] domina ancora sempre nelle teste dei semicolti, la pretesa di assumere da soli la completa ed estrema responsabilità e liberarne Dio, mondo, progenitori, caso, società... essi non vogliono abbandonare a nessun prezzo la loro "responsabilità", la fede in sé, il diritto personale al proprio merito: appartengono a questo gruppo le razze boriose.»
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