A mio cugino non piacciono gli scrittori russi dell’ottocento perché per la descrizione di un mobile si prendevano sei pagine, dalla forma, al colore, alla prospettiva, alla qualità del legno, al numero di tarli, alla loro posizione rispetto al mobile e alla stanza, quella rispetto all’azimut e allo zenit, quella rispetto al nadir, la storia del falegname che lo costruì e di sua figlia tisica sposata con quel tale che si rovesciava a faccia in giù nella neve e della cognata che aveva un piccolo laboratorio di sartoria in cui lavorava quell’orfanella malaticcia dagli orli delle maniche unti e dalla vestaglietta sfrangiata e dello zio porcaccione che commerciava in slitte e aveva certe mire su di lei di cui non possiamo dire ma lasciamo abbondantemente intendere, insomma, un quadro di Gerolamo Induno, non gli do tutti i torti.
Più che gli scrittori russi dell'ottocento, il post mi ha ricordato Harmonia Caelestis dell'ungherese
RispondiEliminaPéter Esterhàzy: ho dvuto mollarlo dopo la lettura di una decina di pagine solo per la descrizione di un gioiello di famiglia. Dato che aveva appena premesso di averne la casa piena e ognuno minuziosamente descritto in una sorta di registro familiare apposito, m'é preso il terrore che, vista la mole del libro, il resto del libro fosse null'altro che la ricopiatura di quel registro, cui l'autore pareva tenere parecchio.
Due palle stratosferiche...
Lo eviterò con cura.
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