Ho sempre diffidato di Rousseau, non la piattaforma, intendo l’originale, il grande filosofo della politica (guardatevi dai filosofi della politica, anche se portano doni), in special modo per il Discorso sulle scienze e le arti, dove vagheggia quel suo risibile ritorno al selvaggio dal cuore grande e buono (”lo stato naturale, di assoluta felicità, dell’uomo”, ma quando mai! Una fisima tutta sua) e la civiltà viene rabbiosamente rappresentata come il primo agente di corruzione:
«L'astronomia è nata dalla superstizione; l'eloquenza dall'ambizione, dall'odio, dall'adulazione, dalla menzogna; la geometria dall'avarizia; la fisica da una vana curiosità; tutte, persino la morale, dall'umana superbia.»
La fisica da una vana curiosità. Certo, più tardi pare abbia aggiustato il tiro rassegnandosi all’incivilimento, ma non è un caso se certi neo-giacobini e invasati supporters della purezza perduta si rifanno a lui per giustificare le loro fegatose campagne di salute pubblica. Poi, per carità, ha pure i suoi meriti.
(troppo cattivo? Perché nel caso riscrivo tutto rivedendone l’agiografia, ci metto un attimo).
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