Lorenzo, insomma, detto Renzo, ha appena partecipato ai tumulti di Milano (i tumulti di San Martino, per il rincarato prezzo del pane), però dalla parte giusta, dalla parte di quelli che non volevano menar le mani, e anzi contribuendo attivamente al salvataggio del vicario di provvisione, facendo perfino ala al gran Cancelliere Antonio Ferrer ("Adelante Pedro, con juicio"), testé giunto per risolvere il tumulto con diplomazia promettendo in pubblico di condannare il vicario, colpevole di affamare il popolo, e rassicurandolo allo stesso tempo in privato che si trattava solo di un espediente per trarlo in salvo. Disperso l'assembramento, consegnato il vicario, se così si può dire, alla giustizia, Renzo si ritrova stanco per i fatti della giornata e, desideroso di metter qualcosa sotto i denti, chiede dunque a un gruppetto di uomini se conoscono un'osteria dove passar la notte. Renzo è un appassionato peroratore della causa del popolo, fa dei gran discorsi politici ed è quasi sul punto di lasciarsi sfuggire il caso suo con Don Rodrigo, un uomo più interessato degli altri esce dal drappello e si offre di condurlo in un'osteria sicura. Ma Renzo ha fame e così si infila nella prima osteria che incontra per la strada, nei pressi di Piazza Duomo, con quel suo cortese compare sempre appresso, qui mangia e si fa servire del vino che finirà per dargli alla testa. Gli si chiedono ripetutamente le generalità, lui non cede, ma alla fine, con uno stratagemma, il suo compare riesce a farsi dire il suo nome. Lasciato solo, Renzo si arrende al sonno ormai ubriaco e viene trascinato nel letto dall'oste, il quale subito dopo esce per andare a fare il suo dovere alla questura poiché il gentile compare di Renzo non era altro che un poliziotto in borghese e lui non voleva finire nei guai. All'indomani, il povero Renzo, ormai scambiato per un sedizioso, viene malamente svegliato da due birri e dal notaio incaricato di trarlo in prigione. Questi, vedendo che i tumulti stavano già riprendendo e desideroso di chiudere la pratica nel più breve tempo possibile, cerca di convincere Renzo con le buone, ma il nostro montanaro questa volta ha capito tutto e approfittando dell'animo bellicoso della gente si mette a fare chiasso durante il tragitto facendosi alla fine liberare. Ormai svanita l'ipotesi di rifugiarsi nel convento in cui inizialmente avrebbe dovuto trovar riparo, Renzo fugge via a piedi da Milano in direzione Gorgonzola e del bergamasco, dove troverà casa presso un cugino e dove prenderà a lavorare sotto falso nome.
Il Manzoni, fuori dall'obbligo di leggerlo a scuola, è assai spassoso perché non è cosa per ragazzi e obbligarlo a scuola è un delitto.
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