giovedì 16 dicembre 2021

Cacotopìa

Fu un martedì, o forse un giovedì, comunque un giorno della settimana, quando le agenzie di stampa batterono la notizia che la Repubblica Italiana era stata venduta a una ditta cinese. La cosa non fece scalpore, la notizia era nell'aria, si aspettava solo l'annuncio. Era partito tutto in sordina molti anni prima, quando un'altra ditta, sempre cinese, aveva comprato in stock un set di sei stati africani, dal più piccolo al più grande, poi, con un rapido balzo oltreoceano, appoggiandosi su Cuba, aveva attaccato a fare shopping in America Centrale: Nicaragua, Costa Rica, Haiti, e poi in America Latina (Ecuador, Venezuela, Perù, quest'ultimo ceduto dai giapponesi che volevano concentrarsi sulla produzione di penne d'oca). L'occidente all'inizio aveva lasciato fare, convinto che non sarebbero mai arrivati a comprare degli stati di prima categoria, il vero shock fu quando la Compagnia di Chengdù "Bellezza & Felicità" annunciò l'acquisizione degli Stati Uniti d'America e riuscì a mettere in Vaticano un Papa di sua fiducia. Lì successe il finimondo, un cambiamento epocale, uno di quei momenti che cambiò letteralmente il corso della storia, come dopo l'avvento del W.C. Ma dopo lo shock inziale, piano piano tutto aveva ripreso il corso di prima, la gente, anzi, nemmeno si ricordava più di quell'annuncio e se anche la cosa veniva fuori in un discorso non ci badava più di tanto e liquidava la cosa con un'alzata di spalle. D'altronde non era cambiato niente, i cinesi non avevano apportato nessun cambiamento all'assetto costituzionale della nazione, tutto era esattamente come prima, solo che il consiglio di amministrazione decideva più o meno alla luce del sole chi doveva vincere e chi doveva perdere di volta in volta alle elezioni presidenziali. Quando annunciarono anche l'acquisto dell'Italia si era già così avanti nel processo di acquisizioni che qualcuno non si ricordava nemmeno più cosa volesse dire e liquidava la cosa come un'astruseria della finanza. Di solito, quando compravano qualcuno, c'era sotto un interesse, lo facevano per soldi. Dell'Italia fecero un villaggio turistico per milionari, fu limitato l'accesso a Venezia e fecero pagare per entrare nei posti più belli, la cosa fu fatta passare come una scelta del governo di unità nazionale per valorizzare il patrimonio culturale. Nel frattempo la bad company, quella che imbarcava debiti, restava all'Europa. La Germania, invece, era stata da un pezzo comprata dalla Svizzera, lo si evinceva dal modo in cui era tenuta, il ricco paesino elvetico potè così allargare il suo spazio vitale verso nord e far pagare tranquillamente gli espressi venticinque euro senza che venissero quegli straccioni di italiani a lamentarsi del carovita. Discorso diverso per la Russia, che era stata comprata da una misteriosa ditta che aveva la sua sede fiscale alle Bahamas. Anche lì, tutti dicevano che c'erano dietro i cinesi, i quali avevano celato la loro identità dietro una complessa struttura di scatole per l'appunto cinesi, ma i russi rivendicavano la paternità dell'operazione lasciando intendere che la struttura fosse invece a matriosca. Non se ne venne mai a capo, anche perché chi per scrupolo o per semplice curiosità andava a ficcarci il naso, per una serie di formidabili coincidenze finiva in un modo o nell'altro al creatore. Tutto questo accadde più o meno negli anni 2000.

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