Fu Tor Bergeron della scuola di Bergen, fra i principali collaboratori di Bjerknes, papà della meteorologia, a definire il ciclo della pioggia, prima di lui la pioggia stava su nel cielo come gli angeli. Evaporazione, condensazione, precipitazione, una volta l'acqua sta sotto, un'altra volta sta sopra, non ti puoi sbagliare. La pioggia è il sudore della terra, la terra fa il bagno nel suo sudore: Meteorologia (meta-ouranós, "di cose ulteriori al cielo", da non confondere con meteorismo, da meteōrismós ‘gonfiamento’, der. di meteōrízō ‘sollevo’). Il cielo a Bergen doveva essere fantastico, di ispirazione agli scienziati come quel sublime nel senso dell'estensione che aveva concepito Kant nella sua trattazione sull'estetica. Se una massa d'aria calda incontra un fronte d'aria fredda è probabile che venga a piovere. Al pescatore norvegese faceva comodo saperlo. Anche agli aerei che incominciavano a volare faceva comodo saperlo. Al primo meteorologo che aveva scoperto le sue equazioni sarà parso di avere in mano il martello di Thor: le vaste praterie dei cieli con le sue greggi di nuvole che si spostano sospinte dai cani pastore alisei imbrigliati dalle forze di Coriolis. Quando piove penso alla scuola di Bergen e mi sembra più bello.
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