mercoledì 18 agosto 2021

L'esportazione della democrazia

Toh, chi si rivede, l'esportazione della democrazia. Certi slogan non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano: indipendentemente dalla struttura sociale e dalla storia di un paese, la democrazia deve attecchire ovunque perché è un valore positivo universale, conviene a tutti, rappresenta il Bene. Erano stati i neocon a farsene i paladini, cioè una pattuglia di delusi del partito democratico che avevano inteso che i buoni valori liberali andavano imposti ad ogni costo, con le buone o con le cattive, a costo di ammazzare tutti gli antidemocratici. L'Afghanistan doveva fare da buon esempio, democraticizzarne uno per educarne cento: un trilione di dollari in spese militari non sono bastati a istruire un popolo sovrano. Sì, però il principio era giusto, si dirà. Per carità, sarebbe stato sicuramente meglio se gli afgani avessero potuto scegliere di avere il problema del green pass invece che farsi sparare alla testa per strada, ma chiedere la luna non è sempre il metodo migliore per ottenerla. Ma con l'Europa la cosa era riuscita, il D-Day, lo sbarco in Normandia, il piano Marshall! Come no, e vogliamo dimenticare i chewing-gum, le calze di nylon, la cioccolata? Che fesserie, l'Afghanistan non era la Francia di de Gaulle: vaste programme. È questo scarto fra la nobilissima intenzione e la pochezza della proposta per concretizzarla che crea l'hybris.

Nessun commento:

Posta un commento